Si definisce alternanza scuola lavoro un’iniziativa promossa dal Ministero della Pubblica Istruzione volta a consentire agli studenti adolescenti (quindi delle scuole superiori) di lavorare mentre si studia. In pratica gli alunni hanno la possibilità di entrare a fare parte della realtà lavorativa attraverso tirocini presso aziende o enti pubblici.
Il nostro ordinamento disciplina l’alternanza scuola lavoro (che come vedremo dal 2019 ha preso la denominazione di PCTO) rendendola addirittura obbligatoria in talune circostanze. Sono state emanate leggi ad hoc che ne disciplinano durata e specifiche, individuando anche quante ore lavorare e come individuare le aziende a cui rivolgersi.
Legge sull’alternanza scuola lavoro
Come anticipato, in Italia sono state emanate delle leggi che disciplinano l’alternanza scuola lavoro. Tali leggi sono il Decreto Legislativo 77/2005, poi aggiornato con la legge n. 107/2015. Questa normativa precisa come attuare nelle scuole tecnico professionali l’alternanza scuola lavoro, a partire dal terzo anno e fino all’anno della maturità.
A partire dall’anno 2019, grazie alla Legge di bilancio (che ne ha cambiato i connotati all’articolo 57) l’alternanza scuola lavoro ha preso il nome di “Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO)”.
Ad ogni modo, come stabilisce la legge, le scuole superiori (sia licei che istituti professionali) devono stipulare delle convenzioni con aziende ed enti pubblici per collocare i propri studenti come tirocinanti presso tali strutture. Gli allievi seguiranno dei periodi di formazione che potranno poi rendere più agevole l’ingresso nel mondo del lavoro dopo la maturità. Verranno organizzate giornate di orientamento e colloqui con le aziende. I ragazzi saranno impegnati per un totale complessivo di 400 ore per gli istituti tecnici e 200 ore per i licei.
Sempre con la legge n. 107/2015 è stata altresì introdotta la possibilità di continuare a seguire la PCTO anche quando le attività didattiche sono sospese (ad esempio in estate). Si può entrare a far parte sia di aziende italiane che di aziende estere, e vige l’obbligo di impartire agli studenti lezioni durante il tirocinio anche in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Alternanza scuola lavoro: come funziona?
Volendo analizzare più nel dettaglio l’alternanza scuola lavoro, possiamo definirlo come un sistema di studio. Nelle ore previamente stabilite dalla scuola, gli studenti che abbiano compiuto almeno 15 anni possono entrare a fare parte di un’azienda o anche di un ente della Pubblica Amministrazione. Così facendo il ragazzo inizia ad avere un primo approccio al lavoro, a sviluppare esperienza pratica cioè quella che spesso le aziende richiedono nel mondo del lavoro e i giovani allo stato dei fatti non hanno.
Si può definire quindi la PCTO come un momento preparativo, una combo tra teoria e pratica. L’obiettivo è di amplificare le skills degli studenti, i quali potranno vedere applicare praticamente la teoria dei libri nel mondo del lavoro. Al contempo l’alternanza scuola lavoro si pone come obiettivo quello di accrescere il senso di responsabilità del ragazzo.
La legge stabilisce le ore minime che l’allievo deve impegnare nel mondo del lavoro. Il numero di ore cambia a seconda dell’indirizzo scolastico. Se nei licei le ore minime sono 90, negli istituti tecnici le ore sono 150 e in quelli professionali 180. Le ore da coprire comunque si riferiscono a un triennio quindi vanno plasmate dal terzo al quinto anno.
Alternanza scuola lavoro: obbligatoria per chi?
Ma la PCTO è obbligatoria per qualche categoria nello specifico? In realtà la legge impone che l’alternanza scuola lavoro sia proposta obbligatoriamente agli studenti di istituti tecnici, scuole professionali e licei.
La prima fase di quest’obbligo prevede la scelta dell’azienda o dell’ente, magari su suggerimento o consiglio dei docenti. Dopodiché si incontra l’azienda, che dopo un primo colloquio, colloca i ragazzi nel comparto interno più affine ai suoi studi e alla sua persona. Il progetto si svolge sulla base delle ore minime necessarie.
Dopodiché l’azienda effettua una valutazione finale, attestando le competenze che il ragazzo ha acquisito. Al termine emette infatti una specie di attestato che conferma le competenze acquisite.