Secondo una recente ricerca pubblicata dall’Unicef, nel mondo sono 246 milioni i bambini vittime di bullismo e in Italia, si registra un dato davvero allarmante: il 20% degli adolescenti (età compresa tra gli 11-17 anni) è vittima di cyberbullismo.
Come si può ben capire dal rapporto pubblicato dall’Unicef, i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo sono cresciuti esponenzialmente e sono ormai diventati un problema con cui bisogna confrontarsi. In questo articolo parleremo in particolare del cyberbullismo: definizione, caratteristiche, differenze con il bullismo e conseguenze penali.
Che cos’è il cyberbullismo
Quando si parla di cyberbullismo non sempre si hanno le idee chiare riguardo questo fenomeno, per questo è importante fornire una definizione precisa e completa come quella fornita dal MIUR: “Il cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici, il cui obiettivo è quello di provocare danni a un coetaneo incapace di difendersi”.
Il cyberbullismo è una forma di bullismo che si è sviluppata con l’avvento di internet e la diffusione sempre più massiccia dei social network e dei dispositivi digitali e ha un impatto maggiore sulle vite delle vittime. Questa nuova forma di violenza può consistere in minacce, ingiurie, furti di identità, intimidazione e denigrazione che ha come destinatari i minorenni, attraverso la pubblicazione di contenuti sul web.
Nonostante il cyberbullismo sia un fenomeno relativamente nuovo, sono tantissime le vittime e non sempre si conoscono i numeri, vista la presenza di milioni di forum, blog e altre pagine non sempre controllate dalle autorità giudiziarie.
Il cyberbullismo passa non soltanto attraverso i social network, ma è più comune nelle chat di amici o compagni di classe, dove gruppi di persone decidono dii prendere di mira un amico, attraverso la pubblicazione di contenuti compromettenti. Il cyberbullismo, nonostante non contempli violenze dirette, ma filtrate attraverso la rete, può comunque portare a estreme conseguenze: isolamento, depressione, autolesionismo e anche al suicidio.
Per arginare questo fenomeno, in Italia, è stata introdotta la legge n.71 del 29 maggio 2017 che contiene alcune disposizioni per prevenire e contrastare il cyberbullismo, ed è stato il primo Paese ad adottare tali misure. Per prevenire e conoscere il cyberbullismo è necessario coinvolgere non soltanto le istituzioni, ma anche la scuola, le famiglie e soprattutto i minori, che potrebbero diventare vittime di tale forma di bullismo.
Differenza tra bullismo e cyberbullismo
Come abbiamo sottolineato in precedenza, il cyberbullismo viene ricompreso nella categoria più ampia del bullismo tradizionale, perché non cambiano le conseguenze sulle vittime, ma solo gli strumenti per esercitare violenza. Il bullismo può esercitato da una o più persone e consiste nella violenza verbale o fisica, persecuzioni, furti, aggressioni sessuali nei confronti dei minorenni e solitamente si verifica tra i banchi di scuola o all’interno di contesti frequentati dai minori.
Rispetto al bullismo, il cyberbullismo è una forma più subdola e sottile di violenza perché non prevede una relazione diretta con ila vittima, ma può essere veicolata da chiunque sul web.
Per capire la differenza tra bullismo e cyberbullismo è opportuno fare un esempio esplicativo: nel primo caso un gruppo picchia un coetaneo, mentre nel secondo caso lo stesso gruppo può pubblicare sui social una foto che miri a denigrare il compagno, come un’immagine che mosti le sue nudità. Nel bullismo la violenza è esercitata esclusivamente da un gruppo di persona ben individuate, mentre nel cyberbullismo la platea di “carnefici” può essere molto ampia e moltiplicarsi al momento della pubblicazione sul web.
Tra le forme di cyberbullismo più diffuse vi è il revenge porn, che consiste nella pubblicazione di foto e video che hanno come protagonista la vittima mentre è impegnata in atti sessuali o è ritratta in pose esplicite. Il bullismo, rispetto al cyberbullismo, è solitamente eseguito da persone della stessa età o che si conoscono e può essere finalizzata all’emarginazione della vittima dal contesto scolastico o dal gruppo di amici.
Il bullismo si manifesta in un momento specifico, mentre la violenza attraverso la rete può essere effettuata 24 ore su 24, diventando così invasiva e frequente, che la vittima non ha modo di sottrarsi e rifuggire dagli attacchi in forma digitale.
Conseguenze penali del cyberbullismo
Per evitare il diffondersi capillare del cyberbullismo e tutelare i minori, è opportuno che vi siano campagne informative riguardo i rischi del web e come evitare di “mettersi a nudo” su internet.
Oltre a sensibilizzare i più piccoli è compito dei genitori e degli educatori affrontare questo tema e spiegare quali possono essere le conseguenze di tali comportamenti, inoltre bisogna spronarli per denunciare qualsiasi forma di violenza, sia digitale che fisica o verbale.
Per contrastare il cyberbullismo, l’Italia ha emanato una legge, la n.71 del 29 maggio 2017, dove si indicano non soltanto le condotte che devono essere tenute dalla società civile e in particolare dalle istituzioni scolastiche per prevenire tale forma di bullismo, ma vengono introdotti anche dei reati di natura penale. In particolare, il cyberbullo può essere accusato di diffamazione, stalking, violenza privata, trattamento illecito dei dati personali e minacce, che prevedono pene detentive, sempre se tali reati siano stati attuati da minori che abbiano compiuto 14 anni.
In conclusione, il cyberbullismo è un fenomeno dilagante che può provocare spiacevoli conseguenze per le vittime, ed è compito delle istituzioni intervenire con tempestività per applicare le norme previste nella legge e contemporaneamente sensibilizzare la società riguardo questo crescente problema.
Monitorare il web per prevenire ed eliminare forme di violenza è compito di tutti e soprattutto è necessario informare i minori riguardo i rischi che si corrono sul web e di limitare la pubblicazione di contenuti troppo personali.