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Scopriamo insieme che cos’è il rating bancario
Quando un’azienda chiede un prestito ad un istituto di credito, questo svolge delle analisi volte a verificare l’affidabilità dell’impresa e quindi la sua capacità di restituire la somma di denaro e gli interessi. Tale valutazione viene fatta con lo scopo di analizzare la disponibilità economica dell’impresa assegnando ad essa un punteggio: il rating bancario.
Per poter diventare clienti/debitori della banca occorre sperare che il punteggio di valutazione finale sia positivo, in tal caso l’azienda ha maggiori opportunità di ottenere condizioni contrattuali più vantaggiose.
Il rating bancario: cos’è e a come viene assegnato?
Il rating bancario è un voto che gli istituti bancari danno alle aziende o alle imprese che effettuano la richiesta di un prestito, quando queste esigono l’acquisto di titoli o di obbligazioni. Si tratta di uno strumento bancario espresso in lettere, che serve a fissare il “premio del rischio” che verrà richiesto all’azienda o alla ditta per ottenere un determinato investimento.
Quando una banca studia l’affidabilità di un’azienda o di un’impresa, non si limita a considerare solo la capacità, che questa ha, di restituire i soldi presi in prestito. Per determinare il rating bancario, gli istituti di credito analizzano diversi parametri tra cui:
- la solidità patrimoniale, intesa come il capitale e i mezzi che sono effettivamente di proprietà dell’impresa;
- il segmento di mercato in cui opera l’impresa;
- la valutazione dei piani di investimento futuri dell’azienda (nel medio e lungo periodo);
- la richiesta e lo studio delle informazioni provenienti da istituti quali CRIF, CERVED e tutte le varie Centrali di Rischio;
- la condizione di liquidità dell’impresa;
- le competenze del management aziendale.
Tutti questi fattori vengono presi in considerazione in modo congiunto al fine di determinare il “voto”, ovvero il rating bancario, da assegnare all’azienda presa in esame.
Come migliorare il rating bancario?
L’ultimo decennio è stato caratterizzato da una significativa crisi economica che ha portato molti istituti di credito a non erogare facilmente somme di denaro, lasciando le imprese in difficoltà. Tuttavia, spesso le aziende che effettuano la richiesta di prestiti non conoscono i criteri di valutazione che definiscono il rating bancario e ignorano che è possibile migliorare il “voto” finale, con alcuni accorgimenti.
Innanzitutto è importante migliorare il proprio business plan, programmando investimenti che mirano alla crescita dell’azienda (sia in termini di fatturato che di prestigio). Un altro consiglio utile che può favorire il rating bancario riguarda i fidi: è preferibile non arrivare mai al limite, perché potrebbe essere interpretato dalla banca come una mancanza di affidabilità nella restituzione dei prestiti. A tal proposito è doveroso specificare che nel caso in cui l’azienda in questione è giovane, arrivare al limite del fido può essere inteso come un segnale di forte crescita.
Per rendere il rating bancario positivo è importate rispettare gli accordi economici presi con i creditori e non andare mai oltre i termini contrattuali previsti.
Come verificare il rating bancario?
Una volta che la banca ha espresso il suo giudizio in merito all’affidabilità di un’impresa, è possibile verificare il proprio rating prendendo visione dei documenti che l’istituto di credito fornisce al cliente.
Il rating bancario viene espresso in lettere. Esse servono ad esprimere una classe di merito, partendo dalla lettera D (individua un’impresa insolvente, che non ha alcuna possibilità di rimborsare la cifra ottenuta in prestito e che rischia il fallimento) fino ad arrivare alla classe AAA (individua un’impresa affidabile, in grado di restituire il capitale ottenuto in prestito e di versare gli interessi nel rispetto dei tempi pattuiti).
Le classi di merito sono in tutto 11 e servono a definire il rating bancario che l’istituto di credito ha assegnato, in seguito alla valutazione eseguita. I criteri usati per analizzare il rischio d’impresa sono stati fissati dall’accordo di Basilea e accettati dalla Banca d’Italia, lasciando poco margine di differenza tra un istituto ed un altro.
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