Il popolo lascia le redini della gestione statale in capo al Governo. Tuttavia ha il diritto massimo di poter intervenire proponendo modifiche, integrazioni o abolizione di una legge. Tutto questo è possibile con la raccolta firme, che viene ampiamente riconosciuto dall’ordinamento giuridico italiano. Le tematiche su cui è possibile esprimersi in quanto reali detentori del potere statale sono molteplici. Che si tratti di politica, di diritto, di ambiente, non conta. Ciò che conta davvero è il rispetto del classico iter per la raccolta firme e della valenza legale della stessa. Questo è quanto verrà spiegato nei prossimi paragrafi, dando la giusta importanza a quella che è la raccolta firme online, agli argomenti di rilevante interesse e alla validità della petizione stessa.
Indice dell'articolo
I motivi per cui si organizza una raccolta firme
Sono molte le tematiche sociali sulle quali è possibile organizzare una raccolta firme. Sebbene lo Stato provi ad essere attento un po’ su tutto, capita di essere in disaccordo con una sua decisione o comunque di volere che certi aspetti siano regolamentati diversamente. La raccolta firme diventa in tal senso il migliore strumento per tentare di colmare i vuoti presenti all’interno dell’ordinamento.
Ma quali sono gli argomenti più gettonati per i quali si organizza una raccolta firme? La protezione degli animali, ad esempio, sensibilizza molto l’opinione pubblica. La difesa dei diritti delle donne è un altro motivo che induce a prendere parte ad una raccolta firme. Lo stesso discorso vale per la modifica di una legge (ad esempio quella elettorale), per l’abrogazione della stessa e così via.
Si precisa in tal sede che quando si parla di raccolta firme si intende proprio quella tipica situazione in cui, giusto per fare un esempio, ci si ritrova davanti uno stand nella piazza del paese, o davanti un banchetto nel corridoio dei centri commerciali, e si ascolta un referente che spiega il motivo della loro presenza in loco. La situazione tipo è simile a quando ci si ritrova davanti uno stand politico di partiti che invitano la gente a partecipare attivamente alla vita pubblica firmando. Ebbene quella è una tipica raccolta firme, dove magari si sta tentando la liberalizzazione di un servizio, l’approvazione di una proposta di legge e così via.
Che valore ha una raccolta di firme?
La domanda a questo punto è d’obbligo: che valore ha una raccolta firme? Tutto dipende dal numero di firme, dal tipo di proposta e dalla reale attenzione che viene data alla stessa all’interno delle Camere. Essendo le proposte molteplici può infatti capitare che le Camere non prendano in considerazione una determinata petizione. In fondo non sussiste in alcuna legge o in alcuna regola il dovere da parte del governo di analizzare la petizione, passare al vaglio una proposta di legge o dare un feedback al promotore.
Per cui, pur avendo valore legale, è a discrezione della Camera dei Deputati e del Senato decidere se effettivamente dare attenzione alla raccolta firme in base all’argomento e a quelle che sono le necessità del popolo. Come fanno in Parlamento a decidere che valore dare ad una raccolta firme? La risposta è semplice. Si valuta infatti l’impatto che quel dato argomento può avere sull’opinione pubblica, e quale potrebbe essere il ritorno in termini di consenso.
Ragione per cui, indipendentemente da tutto, è a monte che si decide il reale valore da dare ad una petizione: è più importante quella che può suscitare un interesse diffuso. Questo è il motivo per il quale la petizione non prende davvero l’importanza che merita nell’ordinamento italiano.
Quante firme servono per una petizione
Per quanto concerne il numero delle firme che sono utili a raggiungere determinati obiettivi, tutto dipendente dalla tipologia del petizione. Ad ogni modo, affinché le istituzioni possano prendere in seria considerazione la raccolta firme presentata, ci vuole un minimo di sottoscrizione.
Contrariamente ad un referendum abrogativo, primo strumento in assoluto di democrazia diretta, che ha le sue regole, la petizione non ha bisogno di un numero di firme minimo affinché si porti il progetto in Parlamento. Questo per assurdo vuol dire che anche un unico soggetto potrebbe apporre la firma su una petizione e inviarla alle Camere. La qual cosa è valida in quanto il diritto di petizione non necessita di una forma in particolare (il solo vincolo è rappresentato dall’autenticazione della firma di chi propone che in termini tecnici è chiamato promotore), così come non è prevista la realizzazione di un progetto di legge vero e proprio. La petizione infine si può presentare su una qualunque materia, al contrario del referendum abrogativo che è escluso invece per le leggi tributarie.
Tornando al numero delle firme, esse cambiano a seconda delle tipologie di raccolta firme e a seconda dello scopo. Ad esempio, nel caso della petizione abrogativa utile ad indice un referendum, occorre raggiungere almeno 500 mila firme (preventivamente validate dalla Corte di Cassazione prima di portare il progetto in Parlamento) per dare ad essa un valore legale.
E ancora, se si tratta di raccolta firme precettistica, occorrono almeno 50 mila firme. Questa tipologia di petizione è posta in essere quando si vuole proporre al Governo un disegno di legge necessario per colmare un vuoto nell’ordinamento. Come in precedenza, anche in questo caso occorre la valutazione della Cassazione prima di portare il progetto in Parlamento.
Che dire poi della petizione di sensibilizzazione. Questa è la forma più libera di raccolta firme perché non richiede né un numero minimo legale di firme né la validazione delle firme in cassazione. Con questa tipologia di petizione si tende a smuovere l’interesse del popolo su un tema sociale di particolare sensibilità. Qualunque esso sia, chiunque può porre in essere la raccolta firme e sarà vincolato a molte meno regole.
Come fare una raccolta firme online
Il cruccio della questione sta nell’organizzazione di una raccolta firme attraverso i nuovi canali informatici, ovvero sul web. Se ne leggono tante, e in molti si chiedono se sia o meno legale. La petizione online è valida a tutti gli effetti, a patto che non riguardi un referendum abrogativo, una proposta di iniziativa popolare di legge. Inoltre perché sia valida, la raccolta firme online deve essere validata tramite la firma digitale.
Solo questa può essere validamente presa in considerazione da una od entrambe le camere del Parlamento, perché hanno un valore legale datogli appunto dalla firma digitale. Ciò non toglie che comunque coloro che ne abbiano interesse hanno di fatto il diritto di proporre petizioni online, le quali, se riescono a conquistare un cospicuo numero di sottoscrizioni, riusciranno ad acquistare non poco peso sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista politico, anche se le firme raccolte hanno esclusivamente un valore simbolico.
Immagine da Pixabay.com