L’argomento termovalorizzatore è molto delicato e importante perché si correla al discorso rifiuti e impatto ambientale. Ormai la società sta diventando sempre più sensibile all’argomento, per cui essendo l’opinione pubblica scossa dalla questione, anche i governi dei singoli stati hanno dovuto adeguarsi alla questione, trattando con i guanti d’oro la questione.
Indice dell'articolo
Cosa sono i termovalorizzatori
Per capire a pieno il discorso del termovalorizzatore, è opportuno iniziare a stabilire di cosa si tratta. È infatti un impianto industriale destinato a bruciare quei rifiuti urbani che non possono essere riciclati o che non possono essere riutilizzati dalla raccolta differenziata.
La particolarità di questo dispositivo sta nel fatto che il vapore prodotto durante la combustione può essere trasformato in energia elettrica riutilizzabile. Come si analizzerà anche nei paragrafi seguenti, l’attività di un termovalorizzatore viene tenuta costantemente sotto controllo in quanto la combustione di rifiuti speciali non riciclabili può portare anche alla produzione di sostanze tossiche.
In un impianto di termovalorizzatori sono presenti uno o più forni a seconda delle dimensioni, ognuno dei quali, a sua volta, si compone di una o più caldaie che generano temperature oltre gli 850 gradi. Grazie a queste elevate temperature avviene l’ossidazione dei rifiuti senza produzione di diossina (sostanza tossica e pericolosa per la salute dell’uomo).
Durante la fase di combustione viene prodotto del vapore che mette in azione il turbogeneratore, ovvero un motore a turbina che trasforma il vapore in energia, riutilizzabile sotto forma di corrente elettrica. Oltre alla produzione energetica, ci sono termovalorizzatori che producono anche acqua calda, proprio al fine di portarla nelle case dei cittadini e consentire un risparmio sul pagamento delle utenze.
In genere il fumo tossico che viene prodotto dai termovalorizzatori viene sottoposto al vaglio di filtri altamente tecnologici, per poi essere espulsi solo in un secondo momento attraverso la canna fumaria.
Quali sono i vantaggi di un termovalorizzatore
Il termovalorizzatore è un gradino più avanti dal punto di vista tecnologico di un semplice inceneritore, in quanto rispetto a quest’ultimo, come già ribadito, è anche produttore di energia. Stando in realtà ad alcuni dati statistici, solo in Italia quasi 3 milioni di famiglie vantano un risparmio non di poco conto sulla corrente elettrica perché portata nelle proprie case attraverso la produzione esperita nel termovalorizzatore. E sicuramente questo è un primissimo vantaggio dell’impianto.
Un secondo vantaggio del termovalorizzatore è che in situazioni in cui la città non produce particolari tipologie di rifiuti e la raccolta differenziata funziona bene, è in grado di sopperire al problema del trasferimento esterno dei rifiuti. Molte città infatti producendo alti tassi di rifiuti sono costretti a portarli in altri comuni, affrontando un costo non di poco conto.
Quanto inquinano i termovalorizzatori?
Indubbiamente l’uso del termovalorizzatore ha la sua importanza e i suoi vantaggi, ma in genere che impatto hanno questi impianti sulla salute del pianeta Terra? Di sicuro c’è da mettere in evidenza che polveri e fumi prodotti durante la combustione, per quanto monitorati con attenzione, inficiano sull’inquinamento atmosferico. Anche perché se la raccolta differenziata non viene svolta nel modo corretto, nei rifiuti possono finire anche quelli non adatti al termovalorizzatore, il quale andrà in automatico a bruciare tutto.
Inoltre vi è anche da sottolineare che la combustione del termovalorizzatore è causa di produzione di anidride carbonica (CO2) nonché di altre sostanze tossiche. Motivo per il quale di recente anche l’Unione Europea ha escluso l’impianto in oggetto dalla sua tassonomia verde perché non ha dei requisiti che rispettano il principio del “Do no significant harm”.
Sempre in vista di quanto a partire dal 2028 verranno messi in discussione tutti quegli impianti che emettono gas climalterante. In alternativa le città saranno costrette a pagare il diritto di emissione. Ad ogni modo ogni termovalorizzatore oggi in funzione deve rispettare gli standard europei anche detti BAT (Best Available Techniques). Ciò vuol dire che i termovalorizzatori devono essere adeguati all’efficienza energetica e al rispetto del limite massimo di emissione.
Sebbene tutto vero quanto appena detto, alcuni rapporti scientifici, come quelli posti in essere dal Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare, rassicurano spiegando che il funzionamento del termovalorizzatore è responsabile solo del 4,9% delle emissioni di gas serra (a contribuire maggiormente all’inquinamento sono le discariche e il trattamento delle acque reflue). In pratica il contributo di combustione è vicino allo zero.
Che differenza c’è tra termovalorizzatore e inceneritore?
Nel fare comune si tende spesso ad usare come sinonimi termovalorizzatore ed inceneritore. In vero tra i due esistono delle sostanziali differenze, importanti da conoscere per capire a pieno il funzionamento di entrambi gli impianti.
Da un lato c’è il termovalorizzatore, un impianto che brucia solo alcune tipologie di rifiuti, e al contempo nel funzionare produce energia. Di solito nel termovalorizzatore vengono bruciati rifiuti speciali e rifiuti solidi urbani. Di contro non si bruciano residui provenienti da strutture demolite o costruite, rifiuti che possono essere riciclati come il vetro, la carta, la plastica, l’umido. Durante la combustione, il termovalorizzatore produce vapore che viene tramutato in energia elettrica.
Dall’altro lato c’è l’inceneritore. Si tratta in questo caso di impianti realizzati per distruggere i cosiddetti materiali inerti, ovvero quelli che nel termovalorizzatore non vengono bruciati. È possibile dire insomma che il termovalorizzatore sia un inceneritore 2.0. Ragion per cui gli inceneritori ancora oggi in uso sono sottoposti a rigidi controlli, nel rispetto delle norme attualmente in vigore. Il fumo che viene prodotto durante a combustione dei rifiuti inerti sono tenuti sotto d’occhio e riversati nell’aria dopo un processo di filtraggio.
Immagine da pixabay.com