Può capitare di domandarsi quale sia la reale differenza tra domicilio e residenza (incluso anche il concetto di residenza temporanea). I comuni di appartenenza cercano spesso di dare spiegazione ai cittadini, soprattutto per far fronte al problema che accomuna molti di risiedere ad un indirizzo e di vivere stabilmente in un luogo completamente diverso.
Approfondiamo questi concetti, sulla base di ciò che stabilisce il nostro codice civile.
Cos’è il domicilio e le differenze con la residenza
Nel codice civile, all’articolo 43, si parla di domicilio per indicare il luogo in cui un soggetto abbia creato la sede primaria dei suoi interessi e dei suoi affari. Ne consegue che il domicilio può non coincidere con la residenza, atteso che quest’ultimo, come vedremo anche più avanti rappresenta più che altro il luogo in cui si dimora abitualmente.
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Scegliere un domicilio non richiede far fronte ad alcun iter né richiede il rispetto di formalità. Contrariamente alla residenza, non ci si registra presso l’ufficio Anagrafe. Il che vuol dire, in modo molto più semplice, che il concetto di domicilio non può essere certificato.
In qualunque circostanza dovesse essere necessario, il soggetto potrà completare moduli e documenti dichiarando come luogo di domicilio quello diverso dalla residenza qualora dovesse essere così. Ovviamente ci si assume la piena responsabilità di quanto si dichiara, rendendo alla legge il diritto di effettuare tutti i dovuti controlli sul caso.
Di solito, se all’occorrenza bisogna indicare un domicilio diverso dalla residenza, il soggetto avrà la possibilità di completare una dichiarazione sostitutiva debitamente sottoscritta, attraverso cui si indica l’esatta destinazione della domiciliazione, riportando anche i motivi della differenza con la residenza.
Il concetto di residenza
Lo stesso articolo 43 del codice civile definisce anche il concetto di residenza. Quest’ultima rappresenta il luogo in cui il soggetto dimora abitualmente. Si tratta in altri termini dell’indirizzo a cui si ha la propria abitazione principale. La residenza è registrata presso l’ufficio Anagrafe del comune di appartenenza. Laddove necessario, per una serie di motivi, si può richiedere il cambio di residenza, presentando formale domanda all’ufficio suddetto, presso il comune dove si vuole risiedere.
Il caso particolare della residenza temporanea (art. 32 DPR 223/1989)
Per capire la reale differenza con il domicilio vogliamo spiegare anche il caso particolare della residenza temporanea. Un soggetto infatti può iscriversi all’interno dello schedario della popolazione temporanea, quando facendo residenza abituale presso un altro comune, ha bisogno di un riconoscimento in via provvisoria della residenza presso un altro comune.
Per avere la residenza temporanea, bisogna trovarsi presso quel comune da non meno di quattro mesi, ma non devono sussistere ancora i requisiti veri e propri per fare richiesta esplicita di residenza (come ad esempio la dimora abituale). Ecco che in questo caso, come in quello di residenza tradizionale, si presenta una formale richiesta al comune, nel rispetto delle indicazioni e delle modalità che il comune stesso richiede ai fini del riconoscimento.
Di solito comunque ogni comune possiede una sorta di scheda informativa sulla residenza temporanea, attraverso cui si può stabilire il quando, il come e il perché poter presentare una richiesta formale. Se la domanda viene accettata e va a buon fine, si viene iscritti in questo schedario, previa ricezione di una comunicazione che dimostra l’avvenuta iscrizione. Si rimane iscritti in questo schedario per dodici mesi, al termine dei quali si viene in automatico cancellati dall’elenco della popolazione temporanea
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