Tutti i contribuenti sanno bene che in un determinato periodo dell’anno sono soggetti a pagare le tasse. Quello che però capita spesso è la confusione concettuale di varie tipologie di tasse e di imposte. Come ad esempio avviene con le imposte dirette e le imposte indirette. I profani in materia tendono a non saper distinguere i due gruppi, quando invece la loro portata è circoscritta a due ambiti applicativi del tutto differenti tra loro.
Di seguito andiamo pertanto a sottolineare in cosa consiste un’imposta diretta e in cosa consiste un’imposta indiretta, atteso che nel primo caso si parla di imposta applicata sul guadagno prodotto, mentre nel secondo caso l’imposta si applica sulle varie spese fatte.
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La differenza sui guadagni: imposta diretta ed esempi
Una prima grande distinzione intercorrente tra imposta diretta e imposta indiretta riguarda i guadagni. Nel primo caso infatti essa viene applicata direttamente sul denaro che un soggetto produce. Questo provoca inevitabilmente anche un cambiamento di imposta di persona in persona, dal momento che influenzano l’importo alcuni parametri variabili come la proprietà immobiliare, il reddito e cosi via.
Alcuni esempi di imposte dirette
Un tipico esempio che può aiutare a capire come funziona l’imposta diretta è l’IRPEF, ovvero l’imposta sul reddito persona fisica. Si tratta di una tassa personale che tende a cambiare il valore in base ai redditi prodotti all’interno del territorio italiano da ogni soggetto interessato (o per essere più generici, da tutte le persone fisiche, sia che siano residenti o meno, capaci di produrre reddito).
Anche la IRES, imposta valida per chi detiene una società, è di tipo diretto. Stesso discorso vale per l’IRAP, ovvero una tassa applicata dalla Regione a tutti i soggetti che hanno un’attività capace di produrre ricchezza. Come imposte dirette esistono anche i Bolli Auto e la tassa sulla televisione applicata dalla RAI.
Imposta indiretta ed esempi
Di contro possiamo invece definire imposta indiretta quella tipologia che non vale sui guadagni provenienti da una persona ma vale bensì su quel denaro che si spende per un qualunque motivo. Più precisamente le imposte indirette sono quelle applicate alla ricchezza nel momento in cui viene spesa.
Esempi di imposte indirette
Tipici e scontati esempi di imposte dirette sono quelli concernenti l’iva e le accise sulla benzina o anche più generale l’imposta sui consumi. Si parla di iva per indicare una imposta che ai applica su ogni oggetto, servizio offerto all’interno dello stato o dallo stato italiano. A seconda del bene di riferimento od anche del servizio che si prende in considerazione, cambia il valore dell’IVA. Si pensi al caso dei beni di prima necessità, tipo il pane, il latte l’acqua su cui vale un IVA pari al 4%. Invece per beni diversi, come smartphone computer vale un Iva del 22%.
Possiamo anche parlare di imposte indirette per fare riferimento a quella spesa ulteriore che si affronta per presentare una richiesta o consegnare un qualsiasi documento (in questo caso sui documenti va applicata la cosiddetta marca da bollo). Stesso discorso vale per l’imposta su tutte le donazioni che vengono erogate da un soggetto a favore degli eredi. O anche in caso di successione. In ogni caso si applica un’imposta indiretta ogni volta che avviene un cambio di proprietario di alcuni beni o somme di denaro per subentrare ad un familiare defunto (detto de cuius).
Le accise sulla benzina sono imposte indirette?
Dobbiamo infine porre all’attenzione un ultimo connotato distintivo tra le imposte dirette e indirette, inerente al discorso delle accise sulla benzina. In questo caso l’utente che si rifornisce di carburante versa un’imposta nel momento in cui acquista. Questo in quanto il valore della benzina non è altro che rappresentato dall’addizione di due aspetti: il costo del carburante stesso più l’accisa (ossia l’imposta indiretta) e l’iva la cui percentuale ammonta a circa 22%. L’Iva così alta vale in virtù del fatto che la benzina non viene considerato bene di prima necessità.
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