Se non faccio il 730 cosa succede

Il modello 730 è una modalità di dichiarazione dei redditi usata da alcune categorie di soggetti. Esiste la versione semplificata, di norma redatta per i lavoratori dipendenti, e la versione precompilata, chiamata così perché compilata appunto dall’Agenzia delle Entrate. È un obbligo da parte del contribuente ogni anno presentare la propria dichiarazione dei redditi, se non si vuole incorrere in pesanti sanzioni. Ma se non faccio il 730 cosa succede?

Chi ha l’obbligo di presentare il 730?

Chi deve presentare il 730? Questa è la prima domanda a cui bisogna dare risposta. La legge individua come categoria di contribuenti in obbligo con la presentazione di questa modalità di dichiarazione di reddito tutti coloro che nel pregresso periodo di imposta, hanno percepito un reddito anche minimo. Non rientrano in questo novero (in quanto si presenta regolare Modello Redditi) coloro che sono percettori di reddito d’impresa, reddito autonomo, reddito da cessazione d’azienda.

Fino a prima dell’emergenza pandemica, la dichiarazione dei redditi tramite Modello 730 si presentava entro il 7 luglio se si utilizzava un sostituto d’imposta ed entro il 23 se ci si rivolgeva ad un professionista usando Modello precompilato.

Cosa rischia chi non fa il 730

Trattandosi di un obbligo imposto dalla legge, il modello 730 per la dichiarazione dei redditi va sempre presentato. La mancanza da parte del contribuente verrebbe considerata dal fisco come omissione, sia se non viene presentata entro 3 mesi dalla scadenza, sia se le imposte evase sono maggiori di 50 mila euro.

Ciò vuol dire che qualora non si dovesse adempiere al dovere di presentare allo Stato la propria dichiarazione dei redditi con il modello in esame, il contribuente andrà incontro a gravi conseguenze, sia dal punto di vista amministrativo e che anche dal punto di vista penale.

Per quanto attiene alla sanzione amministrativa, essa avrà un importo minimo del 120% o un importo massimo del 240% di maggiorazione sull’ammontare delle imposte dovute (il punto di riferimento per stabilire l’ammontare della sanzione è dato dall’ammontare delle imposte inerenti agli imponibili accertati, al netto delle ritenute alla fonte operate sui redditi accertati e delle detrazioni spettanti).

Ad ogni modo la sanzione minima applicabile è di 250 euro. Qualora invece il contribuente non debba delle imposte, la sanzione può andare da un minimo di 250 euro ad un massimo di mille euro (tali cifre sono aumentabili anche del doppio per tutti quei soggetti che hanno dovere di redigere le cosiddette scritture contabili).

Quando si incorre nell’illecito penale

Il nostro ordinamento prevede che il contribuente risponda penalmente della propria omissione in caso di inadempimento o in caso d’imposta evasa (imposte sui redditi o Iva). Ovviamente in questo caso l’importo delle ritenute non versate deve essere maggiore di 50 mila euro (basta tenere presente che tali parametri si riferiscono alla singola imposta e a ciascun periodo d’imposta).

Dal punto di vista penale, c’è anche da aggiungere che a partire dalle novità introdotte con il decreto Fiscale del 2020, è prevista anche la reclusione. In questo caso si ha reclusione da un minimo di diciotto mesi ad un massimo di quattro anni per tutti coloro che evadono le imposte sui redditi o Iva e non presentano le dichiarazioni dei redditi per imposte superiori a 50 mila euro. E ancora, la reclusione con gli stessi parametri per tutti coloro che non presentano il modello 730 tramite sostituto d’imposta, sempre quando la somma evasa supera i 50 mila euro.

Se non faccio il 730 cosa succede

Ovviamente potrebbe anche succedere che il contribuente sia in buona fede, nel senso che la sua omissione sia dovuta per mancanze, dimenticanze e non per volere evadere il fisco. In questo caso, ha sempre la possibilità nei 90 giorni dalla scadenza di beneficiare di una piccola agevolazione in termini di sanzioni. Si pone in essere cioè la formula del cosiddetto ravvedimento operoso della dichiarazione omessa con agevolazioni.

Così facendo si ha la possibilità di beneficiare di una sanzione dimezzata, per cui si pagheranno more dal 60% al 120 % (e non dal 120% al 240% come prima spiegato), con un minimo di partenza di 200 euro. Pertanto, coloro che hanno dimenticato di presentare la dichiarazione dei redditi, possono ovviare all’omissione (a patto che essa sia chiara e conclamata) ed evitare di finire nel “libro nero degli evasori”. In alternativa si può sempre preferire attendere che si concludono gli accertamenti del fisco, fermo restando che in questo caso le sanzioni applicate saranno ordinarie (come specificato all’interno della Circolare n. 42/E/2016).

Nella situazione poc’anzi prospettata, ovvero in caso di omessa dichiarazione in buona fede, il destinatario della sanzione non risponde penalmente né dal punto di vista ordinario amministrativo, ma sarà destinatario di un atto di contestazione non proporzionale delle sanzioni. A tal proposito è doverosa un’ultima precisazione.

Come spiega anche l’Agenzia delle Entrate, nel caso in cui si verifica omessa dichiarazione e il contribuente si ravvede, sanando solo il mancato versamento delle imposte, allora risponderà di una sanzione ulteriore che va dai 250 euro ai mille euro. A specificare tale portata della sanzione è stata la Circolare n. 54/E/2002, poi ampiamente confermata anche dalla Circolare n. 42/E/2016. Per cui è bene seguire un iter non solo di perfezionamento della propria posizione contributiva ma anche di ulteriore pagamento della somma dovuta a titolo sanzionatorio.

Immagine da Pixabay.com

Lascia un commento